A Parma s'insedia la borsa delle carni. In sostanza, tutti i venerdì, nei padiglioni della fiera emiliana, sfileranno - come leggiadre modelle - dei maialini "a festa vestiti"; dei bruti operatori del settore (insomma, dei macellai) decideranno a che prezzo vendere una fetta di zampone o un quarto di porco-coscia. Così ha stabilito il Cun, Commissione unica nazionale dei tagli di carne.
Sul Sole 24 Ore di oggi si legge: «Parma sta consolidando le posizioni come centro d'eccellenza dell'alimentare italiano (ed europeo) e ha sfruttato questo status per scavalcare Milano...».
A Parma c'è anche l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, c'è il Cibus e un'infinità di aziendine o aziendone che trattano con gli animali in genere, con i porci in particolare, ma anche con le mucche, il latte, il prosciutto, il culatello ecc.
Tra i big ci sono Parmalat e Barilla. E a proposito di sorpresine del Mulino Bianco, tra poco nella città emiliana arriveranno anche i tecnici di Lactalis, la multinazionale francese che (alla modica cifra di 750 milioni) si è comprata da una sfilza di fondi esteri le loro quote in Parmalat raggiungendo il 29% del capitale dell'ex azienda di Calisto Tanzi, ora considerata un Gioiellino (cit.). I tecnici dovranno valutare come portarsela a casa oltre alla Galbani, l'Invernizzi, la Cademartori...
Quindi, mentre contiamo le associazioni, le istituzioni, le commissioni, le cordate che non producono nulla, possiamo cominciare a rispolverare un po' di francese. A proposito, come si dice "pig" a Parigi?
cochon.
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