Musica. Luci sui palazzi. Gigantografie con il Tricolore alle spalle. Sermoni. Lezioni magistrati. Sedute dei consigli comunali, provinciali e regionali "straordinarie" (s-t-r-a-o-r-d-i-n-a-r-i-e). La banda. Castelli di sabbia. E già che ci siamo, torte, candeline, trombette e coriandoli. Per fare cosa? Per festeggiare la festa di "non compleanno". Chi non compie gli anni? Gli italiani, noi tutti.
Sì, tra quattro giorni è festa nazionale. E io sono pienamente d'accordo per la decisione di "fermare" il Paese un (1) giorno. Peccato che si celebrano i 150 anni della nascita di qualcosa che a nessuno interessa.
Io devo e voglio trovare a tutti i costi entro giovedì una bandiera italiana da appendere alla finestra. E se ne trovo due le appendo tutte e due. Ma mi piacerebbe sentire, da oggi a giovedì, qualcuno che con un gesto, con una frase, con uno sguardo mi convincesse della sua convinzione di essere italiano "unito".
Segnalo l'articolo "Furbi fessi e cortigiane" su "IL" del Sole 24 Ore che ad un certo punto cita lo storico italiano Giovanni Miccoli. Gli italiani? Sono quelli - dice - che «si aspettano sempre qualcosa da tutte le parti meno che da se stessi». E ancora: «Sarà un imprenditore, un re, un papa angelico, una curia rinnovata, un intervento provvidenziale, qualunque cosa insomma che non coinvolga subito e immediatamente scelte e responsabilità personali e collettive».
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