domenica 13 novembre 2011

"V" per vergogna


La notizia non è nuova ma deve far riflettere in queste ore in cui si vede in piazza un po' di tutto e un po' tutti. La maschera di Guy Fawkes, il soldato britannico che nel 1600 cospirò contro il re Giacomo I, è una fregatura per il popolo degli indignati. Non è una fregatura invece per la Time Warner Inc. che possiede i diritti di questa immagine.

Secondo le stime di IL (mensile de Il Sole 24 Ore), la multinazionale, in questi tempi di protesta, ha già guadagnato 28 milioni di dollari, visto che per ogni maschera venduta (100mila negli ultimi mesi) si paga una tassa.

Lo spiega bene anche questo servizio di Sky Tg24.

I casi sono tre:
1. O si compra su Ebay, ma anche in questo caso si paga pegno
2. O la si costruisce a casa, e su questo sito spiegano bene come fare, con tanto di file zippato
3. O si cambia simbolo della protesta (e se volete, potete usare la foto con la mia faccia... io non faccio pagare i diritti).

sabato 12 novembre 2011

Con Pippo sui tetti





E così si scopre che il blog di Occupiamo l'Emilia delle Officine Tolau lo visita qualcuno. Era la mia prima intervista... tra le nuvole... del Palazzo Europa. Bravo Pippo Civati e bravo Maurizio Crozza.


Puff puff... magnammc' occupy



Brrurrrrrgrrrraaaaaaaaaabrrrreeeeeeeeeegnnniiiiiiiiciufffffffff
sbbaaaaaaaawwrrrrroooooonnnnnggggggggehhhhhhbrrrrrrruuuu....

Ci sono tanti suoni onomatopeici per descrivere l'11/11/11 bolognese. Uso questo perché è stato quello più ricorrente ieri pomeriggio a Bologna, nelle tre (dico 3) manifestazioni che studentelli, anarchicucci, okkupatelli e politicini (c'erano un po' tutti, forse mancavano gli indignados... sniff!) hanno organizzato dalle 16 alle 20 circa. E' il rumore del generatore di corrente, quello utilizzato dal Tpo (centro sociale del capoluogo) per alimentare le casse che diffondevano musica e il gracchiare di qualche slogan ai cortei, lo stesso suono che si sente alle sagre di paese vicino alle bancarelle del croccante e dello zucchero filato.

Sugli slogan non ne parliamo. Se dal 15 ottobre all'11 novembre non siamo riusciti ad aggiornare il repertorio ("Noi la crisi non la paghiamo", "Default default default default default, entro in banca e son felice se non pago il debito"...) vuol dire che c'è qualche problema.
Tra "V" di Vendetta e palloncini contro il "people mover" (ecco, per quelli che non abitano di fianco alla stazione dei treni di Bologna e non hanno mai sentito parlare di questo progettino sintesi dell'illuminismo socio-politico locale qui c'è una sintesi) gli unici cartelli nuovi di zecca che hanno sfilato per le vie del centro sono 2. Il primo - rubato a Napoli - è "Magnammc' o padron"; il secondo - rubato a Roma - è "Meglio un giorno da Er Pelliccia che 100 da infami".
E le azioni di protesta? Beh, simpatiche quelle del "pappone" in Suv davanti all'Hotel Baglioni in via Indipendenza che prima di salire a bordo diceva tra sé e sé: "Che minkia è 'sta statua a forma di madonna..." e quella degli indignati automobilisti o autisti di bus: "Andate a lavorare, barboni".


Altra scenetta al centro della mobilitazione "internazionale" quella di tre ragazzi travestiti da porno-banchieri che s'inculano la vetrina di una banca: la finanza trema! (A dir la verità i manifestanti hanno anche occupato un ex cinema - Arlecchino - e pare, dico pare, che neanche il sindaco sapesse dell'esistenza di queste due stanze accanto a San Petronio).

Ecco, infine, i dialoghi del giorno.
Sbirri: "Che palle, ancora 'sti morti di fame a rompere davanti alla Banca d'Italia".
Manifestanti: "Che palle, ancora 'sti infami che non vogliono farci entrare alla banca d'Italia".
Giornalisti: "Che palle, ancora qua a stare dietro a 'sti ragazzini e a 'sti ragazzotti".

E vai con la musica: Brrurrrrrgrrrraaaaaaaaaabrrrreeeeeeeeeegnnniiiiiiiiciufffffffff
sbbaaaaaaaawwrrrrroooooonnnnnggggggggehhhhhhbrrrrrrruuuu....








giovedì 10 novembre 2011

Gli indignati non son mica ebrei



Il 15 ottobre gli "indignados italiani" si sono dati appuntamento in piazza della Repubblica a Roma, per procedere col corteo fino a piazza San Giovanni (sappiamo poi bene cosa è successo...).
Ma sapete perché i manifestanti non hanno potuto sfilare lungo Via Nazionale (che infatti è stata chiusa dalla polizia)? Perché in via Nazionale sono tutti ebrei. Me l'ha detto in modo molto chiaro e convincente il portiere dell'albergo dove vado a dormire a Roma, appunto in via Nazionale.



«Qui non ci sono stati casini quel sabato perché in questa strada sono tutti ebrei» ha detto. Davanti al mio stupore, ha cercato di spiegarmi meglio: «Se ci fa caso qui non fanno sfilare mai nessuno, neanche durante gli scioperi o le altre manifestazioni. Perché in questa via tutti i negozi sono di ebrei e gli ebrei sono molto potenti. E ai piani alti questo lo sanno».

I black bloc dovrebbero imparare che il sabato per l'ebraismo è giorno di festa e quindi non si lavora, non si fatica e non si cammina.


martedì 1 novembre 2011

La gioia di indignarsi


Questo sì che è indignado!
Davanti al teatro Opera di Berlino, sulla scalinata con tanto di tappeto azzurro e stelle gialle, questo simpatico musicista di strada, davanti all'Opera di Berlino, suona a modo suo la Nona sinfonia in Re minore di Beethoven, l'inno ufficiale dell'Unione europea, e s'indigna contro chi lo vuole cacciare.





Se fate caso al "video" (è orrendo nella qualità, ma non si poteva fare meglio), verso il finale della prestazione musicale scende dalle scale un inserviente del teatro per invitarlo ad andarsene. Naturalmente io non capivo nulla del dialogo teutonico, quindi ho chiesto gentile traduzione.

Musicista: "Grazie per i complimenti, ma sta facendo un video?"
Sottoscritto: "Bravo"
Musicista: "E dove viene trasmesso questo video?"
Sottoscritto: "Bravo"

Inserviente del teatro: "Non può stare qua, deve andarsene"
Musicista: "E perché mai?"
Inserviente del teatro: "Perché questa è proprietà privata"
Musicista: "Non credo proprio. Questo è il tappeto dell'Europa e io posso suonare l'Inno alla Gioia finché mi pare, ci mancherebbe".

Sottoscritto: "Bravo".