venerdì 19 agosto 2011

Ich bin ein Berl(usch)iner



Per fortuna all'estero non esportiamo soltanto "pizza", "mandolino" e "mafia"...



... abbiamo anche altri prodotti della natura.


Nei pressi della East side gallery è stata avvistata in questi giorni una signora con un pennarello in mano. E pare abbia lasciato lei quello scarabocchio sulla bandana con le corna.



Quarantotto anni fa il presidente USA J.F. Kennedy disse in Rudolph Wilde Platz a Berlin questa frase (da ascoltare tutta quanta qui) «Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire "civis romanus sum". Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire "Ich bin ein Berliner". Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole "Ich bin ein Berliner"!».
Eh eh, caro J.F.K., anche noi duemila anni fa eravamo orgogliosi...



Ora che è crollato il Muro...


Ora che crollano le Borse...


... cos'altro può crollare?

Aperto!



Love!



mercoledì 10 agosto 2011

2/3 di Officine Tolau sulla ferrata Strobel





Questo è il video di 2 Tolau (ToAu, per la precisione) in trasferta dalle parti di Cortina.
Le inchieste impongono ai giornalisti sacrifici, adattabilità e prestazioni atletiche di ogni tipo. Per questo un allenamento migliore di una ferrata Michielli Strobel, il tratto Punta Fiames, non si poteva trovare.

Nelle scene mancano alcuni particolari, come la pioggia di un'ora in discesa...




Cronaca in alta quota.


Au.


To.


martedì 9 agosto 2011

C'è un posto







C'è un posto dove al passaggio a livello la sbarra sta giù venti minuti per far passare tre treni con due vagoni ognuno.



C'è un posto dove la Festa del Pd si chiama ancora Festa de l'Unità.




C'è un posto dove i fuochi d'artificio non si fanno se tira vento. E nello stesso posto c'è chi non si fida del "vento nuovo" e rimane ben ancorato ai suoi valori d'un tempo o di adesso...






... e qui la Resistenza è una memoria viva.



C'è un posto dove un bicchiere di vino costa come un caffè a Bologna...



... e un pacchetto di sigarette costa poco più della metà di un pacchetto acquistato in Italia... anche se le scritte sono diverse.




C'è un posto dove se vuoi mangiare salsicce e cipolla devi chiedere Cevapcici.

E c'è un posto dove almeno 22 persone leggono "Lo starnuto" di S. Aurighi.


sabato 6 agosto 2011

Vajont. Solo fango


Le storie di cui non sai praticamente nulla, che tocchi con mano per caso dopo 50 anni, sono impressionanti.
Il Vajont può essere una cartolina o un paragrafo del libro di storia a scuola; oppure può essere il racconto di un sopravvissuto, la rabbia di un parente, il pretesto per una polemica o l'affanno di chi chiede una giustizia.

Io a Longarone 2 (la 1 non esiste più a 48 anni), ci sono passato la prima volta ieri 5 agosto 2011 alle 8 mattino: tempo di un cappuccino, di ascoltare qualche intercalare veneto, di chiedere a un salumiere di farcire un panino... pochi minuti che bastano a innescare assieme a Stefano un mini-dibattito con chi si è ricostruito una vita.
La seconda volta ci sono tornato sempre ieri un po' prima di sera. E questa volta pioveva.

La cartolina della diga ti lascia una sensazione che non è per niente facile descrivere. Appeso ad una corda a 3.000 metri, mentre sei in ferrata, provi il vuoto nello stomaco ma ti senti vivo; guardare un muro di cemento, immaginarsi cosa c'è sotto il fango sul quale cammini, toccare quello che qualcuno ha cercato di ricostruire dopo la frana ti lascia un vuoto nello stomaco ma ti senti morto.

Arrivarci un po' preparati, con lo spettacolo di Paolini (Il racconto del Vajont) o il libro di Tina Merlini (Sulla pelle viva) e anche il documentario Tolau (5 ore prima del Vajont) forse aiuta un po' a riempire il vuoto.


giovedì 4 agosto 2011

Gelato a mandorle




Ieri ho mangiato un gelato. A pranzo. Verso le cinque e trenta del pomeriggio, a mercati chiusi. Dopo un'intervista.
Mi fermo in una delle due o tre gelaterie "più gelaterie" di Modena. Invece della solita (antipatica) (vecchia) proprietaria, mi trovo davanti un piccola, dolce (a mandorla), sorridente ragazza cinese.
Siccome sono uno che si accontenta, ho preso un cono dadueeuro crema e cioccolato.
La ragazza comincia a spalettare un bel po' di crema e io mi sentivo già a mio agio; dopo un paio di minuti è passata a stendere il cioccolato tutt'intorno alla crema; fin quando compare dal retrobottega la padrona che comincia a fissare l'apprendista gelataia. "Quanti gusti ha chiesto?" fa la pre-pensionata. "Due" risponde la timida. "Va bene. Ma attenta che cola. Sì dai (e tutta una serie di altri mugugni, immagino un misto di dialettoModeneseWuMandarinoMin)...".
Pago. La mia nuova gelataia mi sorride e ricambio. La vecchia zuppa inglese invece incassa con smorfia e non fa lo scontrino.




Esco col mio bel cono e quasi inciampo sullo zerbino del negozio di parrucchieri cinesi di fianco al gelato, che sembrano meccanici ai box della Formula Uno: uno bagna i capelli del cliente, l'altro pettina, l'altro taglia, l'altro asciuga... e qualcuno ogni tanto spazza per terra i resti.




Morale della favola.
I cinesi non stirano soltanto pantaloni nel distretto del tessile e non farciscono solo tramezzini nei bar. Tagliano anche capelli alla Tokyo Hotel e, soprattutto, riempiono di gelato i coni.
Mentre Goldrake va in bicicletta.