lunedì 17 ottobre 2011

Metti un tortellino dentro la fessura del bancomat


Qualcuno pensa che la vita sia come un bancomat: quando hai bisogno di qualcosa tiri fuori la tesserina, la inserisci nel buchetto e prelevi la cifra che ti serve... a volte 50 euro, a volte 100, a volte anche solo 25 euro oppure il costo di una ricarica. Invece sono convinto - dopo tre anni di "crisi economica e finanziaria" - che ad un certo punto si debba tornare ad usare gli assegni di una volta... che per compilarli ci mettevi 10 minuti e lì ti fermavi a riflettere sul "costo" di tante tue azioni.
Ecco, parte un po' alla lontana il mio racconto non-indignato di una manifestazione non-indignata, in un paese non-indignato amministrato da gente che dopo il 15 ottobre è sempre più contenta e sicura di sé. E grazie tante a tutti quelli che sono andati a Roma a manifestare pacificamente sabato scorso, convinti che anche la rivoluzione sia come un bancomat!!!

Nelle ultime ore non si fa altro che parlare dei disastri, del teppismo, dei violenti... questa può anche essere una lettura della giornata dell'indignazione. Ma secondo me lo "scandalo" più grave è quello che arriva dai pacifisti.

Degli incappucciati neri non voglio parlare. Loro sono merde, lo dimostra anche solo il fatto che non si sa come scrivere "black bloc" (con la "ck" finale o solo la "c"?!). A loro non puoi rivolgere pensieri e non puoi ostinarti a fargli cambiare comportamento, perché non possono farlo. Sono come le scimmie, gridano finché non gli dai una banana magari già sbucciata, oppure come i cani che se non li porti fuori a cagare fanno un gran casino in casa.
Lo sapevamo anche dieci anni fa che la violenza rovina tutto, che non si ottiene nulla a lanciare degli estintori contro una camionetta di un carabiniere. E mi fa tanto ridere (o piangere) vedere a passeggio Vittorio Agnoletto in piazza della Repubblica, pochi minuti prima della partenza del corteo... proprio lui che della manifestazione del G8 di Genova è stato uno dei promotori in quanto portavoce del Genoa Social Forum!!!
Queste manifestazioni sono come le canzoncine col ritornello facile facile, che ti torna sempre in mente perché si ripete in continuazione; sono come la giostra che gira: chi è sopra il cavallino la vede in un modo, chi è sopra la macchinina vede la stessa cosa ma con lo sguardo più basso, chi è sull'aereoplanino non vede niente di nuovo ma crede di essere da un'altra parte solo perché dondola di più.

Insomma qui bisogna rompere gli schemi. Senza aspettare che lo chieda o lo ordini qualche istituzione. Senza attendere il primo passo da qualcuno. Senza chiedere il conforto del "gruppo" o del "movimento" o del "partito". Il singolo, la persona, l'individuo, il soggetto. Quello che infila il bancomat nella fessura e aspetta i soldi dalla banca.

Quest'estate a Berlino gli hacker di tutto il mondo si sono riuniti e hanno inventato un modo per inviare un messaggio sulla luna, intercettare qualche satellite qua e là, raccogliere un po' di informazioni durante il "viaggio" di ritorno sulla terra. Possibile che non si trovi un modo per manifestare, per rompere, per "urlare" anche senza dare appuntamento a degli skiantati-ubriachi-ultrà?

In queste ore ho sentito tanti (troppi) commenti. Ho cominciato a fare un esercizio... di indignazioni e contraddizioni. L'elenco può essere infinito. Se ogni singolo decide di aggiungere un proprio pezzetto.

- Il Partito della Rifondazione Comunista (sì sì, ci sono ancora) al prossimo corteo può decidere di fare una cosa molto rivoluzionaria: evitare di vendere le birre ai manifestanti e regalare a tutti una caramella fritz all'arancia.
- Quelli del "No Tav" la prossima volta potrebbero lasciare a casa le maschere antigas (alla fine dell'intervista che ho fatto personalmente per un documentario che faccio assieme agli amici di Officine Tolau, una militante mi ha detto "ma non avete le maschere? guardate che oggi serviranno").
- Gli albergatori di Roma potrebbero per un giorno non far pagare ai turisti la tassa di soggiorno (3 o anche 4 euro) e regalare campioncini di doccia schiuma ai violenti B&B.
- Quelli del movimento "Pace subito", "Fate all'amore non fate la guerra", "Figli dei fiori sempre nei nostri cuori" ecc. potrebbero costruire (con le proprie mani) tanti piccoli specchietti da appiccicare a tutti i bancomat della città, così chi preleva (o chi spacca le vetrine delle banche con un martello) si può ben guardare in faccia.
- Quella dozzina di hare krishna che sabato mattina si sono messi a pregare in un angolo della VUOTA piazza san Giovanni, dovrebbero portare un po' della propria meditazione lungo il corteo del pomeriggio, la prossima volta.
- I "partigiani per sempre" che sono arrivati a Roma con il pullman, dovrebbero prendere da parte un migliaio di ragazzi e insegnare loro a fare i tortellini, così al prossimo raduno si possono cuocere in una grande pentola collocata in piazza e tutti si possono sfamare gratis.
- Chi sa dipingere, dovrebbe regalare un pennello ad uno studente e insieme a lui andare a cancellare qualche graffito per strada.
- Il sindaco dovrebbe far chiudere per qualche ora tutti i bar che ti chiedono 1,5o euro per un caffè e magari dovrebbe dare un contributo ai kebabbari che quel giorno distribuiscono gratis polpette e falafel.
- Gli spazzini o netturbini o operatori ecologici potrebbero regalare 15 minuti di straordinario e decidere di svuotare 5 cassonetti in più, completamente gratis, senza ricevere nulla in cambio, solo per il bene della propria città.
- Chi va in macchina potrebbe decidere di spegnere il motore al semaforo anche senza aspettare l'invenzione della casa automobilistica o senza attendere le targhe alterne imposte dai vigili.
- Chi va ad una manifestazione, potrebbe indignarsi non fumando per 3 ore e non buttando le cicche per terra.
- I calciatori potrebbero chiedere di aprire le porte dello stadio e chiamare per un giorno intero centinaia di ragazzini a giocare ad una amichevole e potrebbero costringere gli ultrà violenti a pulire le docce e i cessi degli spogliatoi.
- Il giornalista potrebbe scegliere di intervistare un politico per 10 minuti ma lasciando il microfono e le telecamere spente.
- Il banchiere potrebbe togliersi la cravatta per mezza giornata, sedersi ad un tavolo con una dozzina di adolescenti e spiegare loro il senso del risparmio.
- Quelli dell'antipolitica, quelli di Beppe Grillo, dovrebbero lasciare a casa gli slogan, andare in un ospizio o in un ospedale, prendere qualche carrozzella e spingere al corteo qualche malato o handicappato, perché la città (e l'indignazione) è di tutti, anche dei più deboli o di quelli che sono rimasti a casa ma sono lo stesso incazzati.

E chi non è neanche capace di fare la rivoluzione, deve stare in fondo al corteo.


4 commenti:

  1. Onestamente non ho capito il tuo passaggio su Agnoletto. Forse quando scrivi di una persona dovresti sapere di chi parli. Agnoletto è un medico che da venti anni si batte contro l'AIDS. A Genova era il portavoce del Social Forum proprio per questo suo impegno, che tra l'altro significava combattere contro i brevetti delle multinazionali che impediscono a milioni di persone di curarsi. Agnoletto in questi anni si è impegnato concretamente (io l'ho incontrato di notte su un pulmino a Milano dove con altri volontari portava solidarietà ai disperati come prostitute e sbandati), oltre a scrivere su riviste di tutto il mondo contro i responsabili di questa crisi. All'estero è coinsiderato un intellettuale di prim'ordine, in italia, invece, persone come lui vengono sbeffeggiate e trattate come black block. Perchè non è un politicante e parla fuori dal coro. Ma se vuoi fare vero giornalismo, dovresti provare ad uscire un po' dal coro. Grazie per l'attenzione

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  2. Grazie a te per l'attenzione "anonimo". Ti ringrazio per le precisazioni, purtroppo però io Agnoletto lo conosco molto bene e ho letto anche parecchi articoli che lui ha pubblicato oltre al libro "Prima persone..." (quello sull'aids no, mi spiace). Effettivamente rispetto altri politici - lui è un politico - non si è macchiato di schifezze. Ma nel mio post ho concentrato l'attenzione su un'altra questione. Qui il mondo non lo si cambia a forza di slogan, di articoli (miei o di Agnoletto) o di conferenze internazionali. Si cambia - è il concetto del mio piccolo contributo - se si riesce a "rompere gli schemi" che sono vecchi, troppo vecchi e, come si è dimostrato, anche troppo pericolosi.

    Nel suo blog (http://www.vittorioagnoletto.it/) il dott. Agnoletto dice: «E’ necessario fare ogni sforzo possibile per rilanciare le ragioni di quanti sono venuti a Roma aderendo all’appello internazionale degli indignados e del “comitato 15 ottobre”. Avevamo ragione dieci anni fa’ a Porto Alegre e a Genova, abbiamo ragione oggi. Ma il tempo davanti a noi ora è molto più breve. La crisi è ben lungi dall’essere superata, le condizioni di vita di milioni di persone peggiorano ogni giorno e un’intera generazione non può immaginarsi alcun futuro e rischia di essere abbandonata a se stessa».
    Bravo ottimo.

    Ora ti spiego: sai come ho provato a fare il mio mestiere di giornalista "uscendo dal coro" come mi hai chiesto tu? Aprendo il microfono a tutte le persone che erano presenti a Roma fin dal mattino, non solo durante il corteo. E sai cosa ne viene fuori (lo si vedrà nel documentario che faremo)? Che il 90% (ma sono ottimista) delle persone che hanno raggiunto la capitale non ne sapevano NULLA dell'appello a cui fa riferimento Agnoletto e che si trova nel blog del coordinamento del 15 ottobre (15ottobre.wordpress.com). La gente è venuta con le proprie bandiere, con le proprie maschere, con la propria rabbia... ma del movimento degli indignados non ne sapeva nulla. (Per la cronaca, in 7/8 ore abbiamo fatto circa 65 interviste... un po' di materiale l'abbiamo). E Agnoletto queste cose le sa: questo è un modo vecchio di protestare, è un modo vecchio di pensare di cambiare il mondo. Così ci si fa solo del male. Basta pensare che sia colpa solo dei violenti! E' violento anche chi in 10 anni (da Genova ad oggi) non è riuscito ad inventarsi una nuova forma di protesta.

    Questa è la mia opinione di persona, di cittadino, non di giornalista che pretende di dare lezioni.
    Non c'è stato niente da imparare alla manifestazione di sabato, niente. Per questo a metà io ho spento i microfoni e le telecamere. Soprattutto quando mi sono trovato in un vicolo con due colleghe, sotto una pioggia di molotov, petardi e bottiglie di vetro.

    Meglio fare i tortellini, lo ripeto.

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  3. Ti ringrazio per la tua risposta. Rimango anonimo perchè purtroppo (e probabilmente lo sai) difendere Agnoletto in Italia è pericoloso (sto parlando del suo ultimo libro appena uscito per Feltrinelli "L'eclisse della democrazia" per il quale è stato pesantemente minacciato e lo ha obbligato a fare una vita blindata). Rimango dell'idea che forse persone come Agnoletto sarebbero da valorizzare, perchè se c'è qualcuno che propone qualcosa di nuovo è proprio lui. Il suo modo di pensare la politica, mettendo assieme attività nel sociale, competenza e protesta è qualcosa lontano anni luce dal vecchio. La manifestazione del 15 ottobre non l'ha organizzata lui, ma il problema è che la società e le lotte non si possono pianificare a tavolino, ma bisogna stare dentro alla società e non solo dire: ci vuole altro.... Anche quando questa produce schifezze come i 500 incappucciati di Roma. Chiudo sottolineando che, e non è un paradosso, una persona come te credo che starebbe molto bene con Agnoletto: quello che scrivi e il tuo modo di lavorare mi sembrano in realtà molto vicino al suo modo di essere (al di là delle descrizione caricaturali di certa stampa). Grazie per l'attenzione.

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  4. Se ti va teniamoci in contatto per mail.
    paolo.tomassone@gmail.com

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