giovedì 4 agosto 2011

Gelato a mandorle




Ieri ho mangiato un gelato. A pranzo. Verso le cinque e trenta del pomeriggio, a mercati chiusi. Dopo un'intervista.
Mi fermo in una delle due o tre gelaterie "più gelaterie" di Modena. Invece della solita (antipatica) (vecchia) proprietaria, mi trovo davanti un piccola, dolce (a mandorla), sorridente ragazza cinese.
Siccome sono uno che si accontenta, ho preso un cono dadueeuro crema e cioccolato.
La ragazza comincia a spalettare un bel po' di crema e io mi sentivo già a mio agio; dopo un paio di minuti è passata a stendere il cioccolato tutt'intorno alla crema; fin quando compare dal retrobottega la padrona che comincia a fissare l'apprendista gelataia. "Quanti gusti ha chiesto?" fa la pre-pensionata. "Due" risponde la timida. "Va bene. Ma attenta che cola. Sì dai (e tutta una serie di altri mugugni, immagino un misto di dialettoModeneseWuMandarinoMin)...".
Pago. La mia nuova gelataia mi sorride e ricambio. La vecchia zuppa inglese invece incassa con smorfia e non fa lo scontrino.




Esco col mio bel cono e quasi inciampo sullo zerbino del negozio di parrucchieri cinesi di fianco al gelato, che sembrano meccanici ai box della Formula Uno: uno bagna i capelli del cliente, l'altro pettina, l'altro taglia, l'altro asciuga... e qualcuno ogni tanto spazza per terra i resti.




Morale della favola.
I cinesi non stirano soltanto pantaloni nel distretto del tessile e non farciscono solo tramezzini nei bar. Tagliano anche capelli alla Tokyo Hotel e, soprattutto, riempiono di gelato i coni.
Mentre Goldrake va in bicicletta.



Nessun commento:

Posta un commento