Brrurrrrrgrrrraaaaaaaaaabrrrreeeeeeeeeegnnniiiiiiiiciufffffffff
sbbaaaaaaaawwrrrrroooooonnnnnggggggggehhhhhhbrrrrrrruuuu....
Ci sono tanti suoni onomatopeici per descrivere l'11/11/11 bolognese. Uso questo perché è stato quello più ricorrente ieri pomeriggio a Bologna, nelle tre (dico 3) manifestazioni che studentelli, anarchicucci, okkupatelli e politicini (c'erano un po' tutti, forse mancavano gli indignados... sniff!) hanno organizzato dalle 16 alle 20 circa. E' il rumore del generatore di corrente, quello utilizzato dal
Tpo (centro sociale del capoluogo) per alimentare le casse che diffondevano musica e il gracchiare di qualche slogan ai cortei, lo stesso suono che si sente alle sagre di paese vicino alle bancarelle del croccante e dello zucchero filato.
Sugli slogan non ne parliamo. Se dal 15 ottobre all'11 novembre non siamo riusciti ad aggiornare il repertorio ("Noi la crisi non la paghiamo", "Default default default default default, entro in banca e son felice se non pago il debito"...) vuol dire che c'è qualche problema.
Tra "V" di Vendetta e palloncini contro il "people mover" (ecco, per quelli che non abitano di fianco alla stazione dei treni di Bologna e non hanno mai sentito parlare di questo progettino sintesi dell'illuminismo socio-politico locale
qui c'è una sintesi) gli unici cartelli nuovi di zecca che hanno sfilato per le vie del centro sono 2. Il primo - rubato a Napoli - è "Magnammc' o padron"; il secondo - rubato a Roma - è "Meglio un giorno da Er Pelliccia che 100 da infami".
E le azioni di protesta? Beh, simpatiche quelle del "pappone" in Suv davanti all'Hotel Baglioni in via Indipendenza che prima di salire a bordo diceva tra sé e sé: "Che minkia è 'sta statua a forma di madonna..." e quella degli indignati automobilisti o autisti di bus: "Andate a lavorare, barboni".
Altra scenetta al centro della mobilitazione "internazionale" quella di tre ragazzi travestiti da porno-banchieri che s'inculano la vetrina di una banca: la finanza trema! (A dir la verità i manifestanti hanno anche occupato un ex cinema - Arlecchino - e pare, dico pare, che neanche il sindaco sapesse dell'esistenza di queste due stanze accanto a San Petronio).
Ecco, infine, i dialoghi del giorno.
Sbirri: "Che palle, ancora 'sti morti di fame a rompere davanti alla Banca d'Italia".
Manifestanti: "Che palle, ancora 'sti infami che non vogliono farci entrare alla banca d'Italia".
Giornalisti: "Che palle, ancora qua a stare dietro a 'sti ragazzini e a 'sti ragazzotti".
E vai con la musica: Brrurrrrrgrrrraaaaaaaaaabrrrreeeeeeeeeegnnniiiiiiiiciufffffffff
sbbaaaaaaaawwrrrrroooooonnnnnggggggggehhhhhhbrrrrrrruuuu....